Il Porcheddu: sinonimo di Sardegna e buon cibo

Se siete in un ristorante di Chia e chiedete di assaggiare un piatto che rispecchi veramente la tipica cucina della Sardegna, il porcheddu si dispone sul primo gradino del podio.
Potrebbe diventare un piatto di rappresentanza perché, sempre più spesso, il porcheddu è sinonimo di Sardegna.

Per la sua realizzazione sono richiesti due ingredienti fondamentali che proprio ingredienti non sono: uno spiedo girevole su fuoco e di un vero maialino da latte. Ci sono diversi modi per preparare questo piatto ma quello a mo' di girarrosto è il più tradizionale e il più celebre. Nel maialino entrano tutti gli aromi più veri della Sardegna come il mirto, il timo, l'alloro e il finocchio selvatico che si lasciano aromatizzare per qualche ora.

Il peso perfetto del maialino è di circa 6 chilogrammi, va pulito il più possibile dalle setole prima di infilzarlo con uno spiedo e posizionarlo almeno a 50 cm dal fuoco. Il segreto del porcheddu, del porcetto arrosto, è la cottura che deve essere lenta, omogenea e graduale. Lo spiedo va girato di tanto in tanto e la carne va irrorata con il lardo sciolto e gli aromi utilizzati per la marinatura. Servono all'incirca due ore per arrivare a cottura completa: la carne deve risultare morbida all'interno e croccante e dorata esternamente.
Può essere servito caldo o freddo magari in un piatto decorato con un rametto di mirto. È perfetto accompagnato con un bicchiere di Cannonau sardo.

Un alternativa allo spiedo, assolutamente originale e tipica della Sardegna, è il porcheddu interrato con la brace al di sopra. Un sistema ideato dai pastori probabilmente per nascondere la cottura del prelibato piatto che, così preparato, è ancora più squisito. Si scava una fossa nel terreno che si riempie di frasche e sopra si adagia il maialino ricoperto nuovamente di frasche. Ovviamente la cottura è ancora più lunga e lenta ma il risultato è unico.