Il territorio

I monti Setti Ballas e il culto della Luna

Cambiamo momentaneamente continente per raccontare un particolare interessante e curioso, non estraneo alla piccola frazione di Chia in Sardegna

In America latina una delle tante civiltà precolombiane, I Muizca Indi stanziati in Colombia, aveva fondato un piccolo insediamento a circa trenta chilometri dall'attuale Bogotà. Divenne terra di conquista dagli spagnoli nel 1537, ma prima di allora l'area era un territorio indigeno considerato sacro e dedicato al culto della luna, per questo fu chiamato Chia che, in lingua Muizca, significava "Luna" appunto.

Tornando nel Sud più estremo della Sardegna, in quella frazione del Comune mariese che riporta lo stesso toponimo, è probabile che il nome Chia derivi da un antico culto fenicio legato alla Luna e alle Acque. Un nome che probabilmente fu cambiato in Bithia nel periodo punico-romanico.
Non è errato pensare dunque che l'antico popolo di Bithia adorasse la Luna: ne è un segno distintivo la presenza di sette sfere di pietra, disposte secondo la posizione delle stelle che costituiscono la costellazione dell'Orsa Minore, ritrovate sulle alture che circondano il territorio. Siamo presso i monti Setti Ballas, a tre chilometri dal centro di Chia, raggiungibili lungo la strada provinciale che da Via Carducci porta a Viale Chia, in un'area rilevante da un punto di vista non solo naturalistico ma storico-culturale per i resti nuragici di epoca punico-romanica e, soprattutto, per le famose sfere che sembrano testimoniare l’abitudine dei popoli antichi a pratiche relative alla misurazione astronomica. Nell'area dove sono state ritrovate le pietre, il popolo di Bithia si recava ad adorare la Luna, culto diffuso probabilmente in tutto il territorio sardo.

I Fenici, dopotutto, furono grandi navigatori e grandi esperti di stelle, queste ultime fondamentali conoscenze ai fini dell’orientamento in mare aperto. In particolare essi utilizzavano proprio l’Orsa Minore come guida, una costellazione importante e utilizzata per l’orientamento già dagli antichi greci dopo che Talete, astronomo del sesto secolo a.C., la individuò per la prima volta.
La Sardegna è diventata meta di viaggio per esperti astronomi contemporanei e studiosi di astronomia archeologica proprio grazie alla ricca presenza di siti che uniscono attività sacrali antiche a particolari distribuzioni di pietre lavorate, probabilmente utilizzate dai popoli antichi per orientarsi nello spazio e nel tempo, e per seguire l’alternarsi delle stagioni.

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